La mostra collettiva Black Femme: Sovereign of WAP and the Virtual Realm aperta fino al 10 aprile a New York, reinventa una temporalità femminile della donna di colore.

I regni virtuale e materiale collassano l’uno nell’altro, l’esistenza online sanguina nelle rappresentazioni “reali” della femminilità nera, coagulandosi in una visione celebrativa della matrice in cui vivono l’oscurità, la femminilità e l’incarnazione. Black Femme non sogna il futuro come una fuga utopica. Intreccia e cuce insieme un’incarnazione abbondantemente colorata del corpo della donna nera attraverso il tempo e lo spazio, arrivando a un futuro che è contemporaneamente presente.

“Black Femme: Sovereign of WAP and the Virtual Realm” è una celebrazione degli errori di rete e dei glitch legati al corpo della donna nera.

La mostra collettiva  è curata da Christiana Ine-Kimba Boyle e presenta sei artiste donne di colore: Caitlin Cherry, Delphine Desane, Emily Manwaring, Kenya (Robinson), Sydney Vernon e Qualeasha Wood, i cui lavori, attraverso i mezzi digitali e analogici “smantellano i confini sociali restrittivi imposti al corpo della donna nera“.

Il titolo della mostra, sia un riferimento al brano “WAP” carico di sesso di Cardi B e al Wireless Access Point (WAP), sembra una risposta agli errori di calcolo tra razza, genere e classe spesso fatti dalle cyber femministe “bianche”. Le donne di colore devono affrontare l’incarnazione razziale sia online che offline, nonostante la visione utopica delle cyberfemministe di una disincarnazione virtuale che trascende la razza. Attraverso una combinazione di dipinti, video, tessuti e disegni, le artiste protagoniste di questa spettacolare mostra esplorano questa realtà.

Le opere di Black Femme. combinazione di pittura, video, tessuti e disegno, sono state riunite per creare un discorso decostruttivo sulla femminilità, la sessualità e la politica di genere attraverso una lente post-internet. Una performance dal vivo caratterizzerà inoltre il punto intermedio della mostra e sarà trasmessa virtualmente.

Qui il sito ufficiale della mostra.