Giulia Ananìa, autrice per la nostra casa editrice del libro di poesie L’amore è un accollo, è stata intervistata da «Letterate magazine». Vi proponiamo uno stralcio dell’articolo.

(di Giulia Caminito per Letterate magazine)

Stavo ripensando a come ci siamo conosciute e poi ho ricordato. Giravi per il Pigneto con vicino una ragazza che riprendeva con il cellulare. Eravamo a Roma, durante il festival “Inquiete”, e tu mi hai fermato, mi hai messo un foglio in mano e mi hai detto: «Leggi ‘sta poesia».

E così ho fatto, come dirti di no? Ho capito subito che c’era un legame diretto, schietto e senza fronzoli tra te e le poesie e ho continuato a pensarlo quando ho seguito altri tuoi progetti, come “Radio poetica” o le serate “Dar Ciriola” di musica e poesia. Hai sempre scelto con cura i tuoi luoghi. Come le gelaterie, che so essere un po’ una fissa che ci accomuna, quella del gelato bono. C’è anche nelle tue poesie, il gelato sciolto in cui tuffarsi per alleggerire le pene d’amore.

Allora la prima cosa che ti chiedo è: quali sono, per te, i luoghi della poesia a Roma?

Cara Giulia, da amante del gelato sarai d’accordo con me: il gelato può essere una buona metafora della poesia. E quindi le gelaterie sono l’oasi felice, i “musei dell’estate”, per citare i Virginiana Miller, dove puoi prendere la bella stagione anche nei mesi più freddi. A Roma di gelaterie ce ne sono tantissime. Ne sono fioccate a bizzeffe negli ultimi anni. Quelle che piacciono a noi spesso sono vuote mentre trovi inspiegabili file davanti a gelaterie infiocchettate. Io comunque sono contenta se tanta gente mangia il gelato, credo sia comunque un buon segno. Poi ovvio, spero che un giorno si accorgano dove sta quello veramente buono, così magari chi lo prepara non fallisce.

Il mio compito è di dare consigli sulle buone gelaterie. I miei spacciatori di endorfina non si trovano tutti sulle guide gastronomiche e non sempre fanno gelati belli e instagrammabili, ma se abbassiamo l’ansia da prestazione… sono le Gelaterie. Magari la nocciola non è delle Langhe, anzi, magari è proprio quella che cade sulle rive del tuo lago: una gran bella nocciola della Tuscia, tosta e poco gentile, ma piena di sapore.

La poesia è come il buon gelato: tutti se la possono permettere e in qualsiasi momento. Per questo quel giorno ero in giro per il mercato del Pigneto. Distribuivo poesie al macellaro, all’indianino, al parrucchiere, all’hypster, alla star e a te. Per dire a tutti che la poesia è ovunque, in chiunque, ogni giorno, dappertutto. Accessibile. Sempre.

Da provocatrice culturale, se mi invitano a partecipare a festival musicali o letterari porto il mio talento nel comunicare in modo pop, cioè in modo popolare, anche se spesso questa parola viene fraintesa.

Recentemente mi è stato detto: «Scusaci Giulia se non ti invitiamo ma quest’anno abbiamo deciso di invitare al Festival solo intellettuali».

Quindi mi chiedo e chiedo anche a te: «Qual è il requisito per essere intellettuali?».

Ho deciso di chiamare il libro L’Amore è un Accollo – e non Cercheremo Pasolini – proprio perché voglio che le persone non si agitino al cospetto di un libro di poesia. Che non abbiano la paura di non sentirsi all’altezza. Per poi traghettarli dolcemente in mezzo a tante malinconie e riflessioni, anche politiche.

LEGGI TUTTA L’INTERVISTA SUL SITO DI «LETTERATE MAGAZINE»